martedì, giugno 20, 2006

Telefonate, donne e maschilismo

Non so voi, ma a me tutto questo fiorire di intercettazioni comincia a dare i nervi. Già mi infastidisce infinitamente il pensare che, oggi come oggi, è più facile essere intercettati che non esserlo, poi il vedere i giornali "seri" dedicare pagine e pagine a intercettazioni che sarebbero più adatte a giornali scandalistici che ad altro mi getta in una specie di sconforto. E' chiaro che i processi, ormai, si fanno in piazza e che la presunzione d'innocenza di fatto non esiste, così come la tutela della privacy di chiunque sia inquisito. Sul fatto, poi, che le intercettazioni telefoniche possano valere ocme prove c'è tanto da dire... se ognuno fosse definito e giudicato in base a quello che dice al telefono, magari in confidenza, magari parlando tra amici, beh probabilmente saremmo tutti evasori fiscali, magnaccia, omicidi e ladri... perchè tra quello che si dice e quello che si fa passa quel mare di coscienza che ognuno di noi possiede. Passa quel mare di intelligenza che separa le nostre azioni dalla miriade di puttanate che ogni giorno pronunciamo.
 
Nella pubblicazione di intercettazioni (chissà chi se le procura, poi) non c'è la volontà di trasparenza morale(?), nè la voglia di ottenere giustizia, ma solo un insana voglia di sputtanare. Tutto il resto è fuffa. I processi si fanno in tribunale, non sulle colonne dei quotidiani, ma in uno stato dove il magistrato è il puro che ha come missione quella di purificare la società, di moralizzare il mondo, in cui le virtù sono destinate a rimanere private (non fanno notizia), ma i vizi devono essere di dominio pubblico per il sollazzo di tutti, questi sono solo dettagli.
 
L'argomento di discussione, poi, sembrano essere, principalmente, le diverse aspiranti stelline che per fare carriere hanno fatto l'estenuante tour di tutti i potenti. Dal mio punto di vista son ben fatti loro, libere di decidere della loro vita e del loro corpo come peggio credono. Se ritengono che per fare carriera sia utile andare a letto con tizio piuttosto che con caio, fatti loro, di tizio e di caio. anche per questo mi fanno un poco ridere le parole del Presidente del Consiglio: "Questa strumentalizzazione della donna è terribile. Il quadro comune di tutto quello che leggete è proprio la strumentalizzazione e il disprezzo per la donna. Questa è l'unica cosa che mi ha colpito, poi per il resto sono episodi che insomma... vedremo, si vedrà "
 
Ora va bene, è ingiusto che i posti nei programmi siano dati in base a prestazioni professionali non strettamente necessarie al lavoro assegnato, ma dove sta la strumentalizzazione della donna? Non sono state forse libere quelle donne nelle loro decisioni? A me la frase, che forse voleva essere femminista, suona del oslito maschilismo celato, la donna esiste solo dal punto di vista maschile, non ha mai colpe ed è sempre vittima. In questo scenario definire chi strumentalizza chi non mi sembra nè banale nè scontato.