mercoledì, aprile 26, 2006

Storie di liberazione

A guardare le foto della manifestazione di Milano sembrerebbe che l'Italia sia stata liberata grazie ai comunisti... un tripudio di bandiere rosse, di CGIL, di partiti ex- post- neo- comunisti. Il tricolore appare solo come effetto ottico tra qualche capello bianco, le bandiere rosse e quelle verdi dell'Ulivo, con poche eccezzioni e pochissimi tricolori. E' così difficile far sì che una festa italiana sia colorata dal solo tricolore? E' così difficile uscire dall'alone mitico dell'antifascismo a 61 anni di distanza?
 
Io non c'ero, sono nato in una nazione libera. Mio padre è nato durante la guerra, nel '40 e poca memoria aveva dei tempi della guerra, mia madre è nata a guerra finita, in un paese quasi pacifico. Le uniche testimonianza che ho sono quelle dei miei nonni.
Mio nonno paterno, ha fatto la guerra, è stato mandato in Russia ed è roccambolescamente tornato con uno degli ultimi convogli, dopo l'8 settembre non sapeva cosa fare. Non amava i fascisti, non voleva rientrare nella RSI, ma allo stesso tempo proprio non se la sentiva di combattere contro i compagni di tante sventure durante la guerra, ne di mettere in pericolo sua moglie e i suoi figli. E' scappato in Svizzera e lì è rimasto internato fino alal fine della guerra. Non era un eroe? Forse no. Ma era un uomo buono e semplice, uno di quelli che hanno ricostruito l'Italia e in Svizzera ha continuato il suo diario, pagine non piene di odio, ma di amore, per suo moglie i suoi figli e la sua patria. Non ha passato qui due anni in alberchi lussuosi, ma in campi poco dissimili da qulli di prigionia affrontando il non troppo velato disprezzo di tanti svizzeri. Eppure sono lì, quelle pagine piene di amore, che tanto da bambino mi hanno commosso, in cui anche nel dramma della Russia non racconta di una guerra triste, che pur rimane sullo sfondo, ma dei suoi amori, a casa, ad aspettarlo. Era un eroe, dico io, un uomo buono, che sapeva cos'era il giusto e cosa no. Un uomo semplice, lontano dalle ideologie e con a cuore le sue uniche ricchezze: moglie e figli.
Mio nonno materno la guerra non l'ha fatta. Insufficienza toracica. E' rimasto in Italia con tutte le difficoltà del caso. Non era fascista, non aveva la tessera di partito e trovare un lavoro per mantenere i suoi tre figli (poi divenuti sei) non era facile. Dopo l'armistizio è stato nascosto in un solai per quasi due anni. I tedeschi lo volevano morto, lui ingegnere, i valenti partigioni dell'alessandrino pure, perchè era "ricco". Lui non ne ha mai parlato, di quei tempi, ma tutt'ora più che novantenne, mia nonna appena viene buio si barrica in casa, spranga porte e inferriate, perchè ha paura, ricorda quei tempi e le ronde degli uni e degli altri che per ragioni diversamente sbagliate volevano la pelle della sua famiglia. Non era un eroe? Forse no, nemmeno lui. Non ha mai abbracciato un fucile, nè per aggredire nè per difendersi, ma ha suo modo ha aiutato a ricostruire l'Italia, con le sue idee e le sue amate macchine che dopo la guerra nessuno voleva perchè la sua azienda aveva un nome vagamente tedesco. Mio nonno non è un eroe, ma ha lottato anche lui per amore di sua moglie, che anche oggi a 102 anni, sentendo poco e vedendo meno, cerca con una dolcezza che poche volte nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare.
La liberazione per me sta in queste storie drammatiche, che non fanno audience e che nessuno racconterà mai, ma questa è la mia storia. E' la storia di mia nonna paterna, monarchica, ma non fascista, cha mai ha votato per la Repubblica, perchè lei "amava" il re e considerava una carognata mandarlo in esilio. Eppure era fiera di essere italiana per lo meno quanto me.
Questo è per me il 25 Aprile, sono i pochi ricordi rimasti dei miei nonni. Non ci sono bandiere rosse, ne camicie nere, solo amore, solo dolore vissuto con sacrificio, per il bene proprio e dei propri cari e per il bene comune. Per me la libertà dell'Italia sta nell'esempio di chi ha lavorato, in silenzio, per donarmi quest'Italia. Non sono eroi, ma mio nonno che mi cantava il Testamento del Capitano come ninna nanna, era più italiano e democratico di tanti che oggi inneggiano alla liberazione con gli occhi delle bandiere rosse e la mente annebbiata dall'ideologia.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

altro bellissimo post :-) mio nonno si imboscò, piuttosto che partire in Africa, mentre un mio prozio è stato "trattenuto" da Stalin, dopo l'ARMIR :-)

4:23 PM  
Blogger SGS said...

@Daverik sì proprio quella adesso quando la sento mi viene da piangere, ma ai tempi non la capivo...

@Wat: ogg, col senno di poi è facile dire cosa fosse giusto e cosa sbagliato, cosa da eroi e cosa da pirla, ma vivere certe situazioni è tutt'altra cosa...

7:48 PM  
Anonymous Anonimo said...

eh si, mio nonno poi "doveva" starne fuori per forza. Figliava come un coniglio, aveva 4 figli piccoli (o cinque, o sei, contando i morti prematuri). Lavorava la terra di mia nonna (gliel'avevano data in sposa, perchè stava bene, ma purchè lavorasse la sua parte di terra) :-) e insomma, la guerra non gli venne proprio incontro.

8:51 PM  

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