Stato e Carità
L'enciclica di Benedetto XVI è bellissima, a mio parere, l'ho letta tutta d'un fiato e su molti tratti devo ancora meditare. Nella seconda parte tocca anche i rapporti Chiesa Stato. Tra le tante cose scritte vi riporto questo brano.
L'amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c'è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell'amore. Chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo.[20] Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un'istanza burocratica che non può assicurare l'essenziale di cui l'uomo sofferente — ogni uomo — ha bisogno: l'amorevole dedizione personale. Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto. La Chiesa è una di queste forze vive: in essa pulsa la dinamica dell'amore suscitato dallo Spirito di Cristo. Questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell'anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale. L'affermazione secondo la quale le strutture giuste renderebbero superflue le opere di carità di fatto nasconde una concezione materialistica dell'uomo: il pregiudizio secondo cui l'uomo vivrebbe « di solo pane » (Mt 4, 4; cfr Dt 8, 3) — convinzione che umilia l'uomo e disconosce proprio ciò che è più specificamente umano.
Per prima cosa condivido il concetto che lo Stato non possa e non deva rispondere a tutti i bisogni dell'uomo; un pò perchè non riuscirebbe a rispondergli un pò perchè credo che debba solo creare e garantire le condizioni affinchè sia l'uomo ad andare incontro e ad aiutare un altro uomo e non un'isituzione. Uno stato che rispondesse a tutte le mie "possibili" necessità, mi toglierebbe l'aria che respiro, mi toglierebbe la liberà di decidere cosa fare del mio destino, mi toglierebbe la soddisfazione di cercare "con le mie mani" la strada per la felicità.
La seconda è "rivoluzionaria" pur nella sua semplicità e quasi scontatezza: l'uomo ha bisogno di amore, ha bisogno di sentirsi amato, ha bisogno di amare; ha bisogno di occhi che lo guardino e di compagni che lo aiutano. Io non sono indigente (nemmeno ricco, ma questa è un'altra storia), ma in un certo senso sono "malato", da solo non riesco ad essere felice, ho bisogno di qualcuno affianco che cerchi, come me, con me e insime a me la strada verso la felicità e il destino della propria vita.
5 Comments:
io ancora devo leggerla!
vedi, anche tu mi hai linkato simply watergate!
Vabbè, la cosa è in vigore da mercoles!
ciao!
Dai da mercoledì cambio il link! Promesso!
:-)
comunque, se non ho capito male, ieri da Vespa parlavano dell'Enciclica. Quando ho visto che tra gli ospiti c'era Paolo Cento ho rinunciato a capirci qualcosa. Davvero. Dovrò trovare il tempo di leggerla.
Ciao e grazie! (sono cose pallose queste dei link, mi rendo conto)
Ecco la funzione del blog: mi hai invogliato a leggerla. Grande saggezza in parole apparentemente semplici. Grazie.
ciao, Abr
Leggila ne vale davvero la pena a prescindere dal fatto che uno creda o meno.
Ciao
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